Dodo Veneziano
I’m Not Me
Da qualche anno avevo l’idea di raccontare qualcuno o qualcosa attraverso la negazione dell’ipocrisia, un racconto diretto scarno e senza fronzoli che potesse ridurre all’osso il messaggio o addirittura la moltitudine di sensazioni che un messaggio porta con se, cercavo, cercavo senza accorgermi che avevo già tutto sotto gli occhi, stava già accadendo, la storia, le storie si stavano già raccontando senza che io ci facessi caso.
Da alcuni anni fotografo Alessia, e shooting dopo shooting il mio fotografarla cambiava, io cercavo forme e trovavo informazioni che mutavano la mia ricerca delle forme, migliaia di immagini nate da molte sessioni di posa lunghe e faticose che arricchivano, la nostra conoscenza e la nostra consapevolezza, io avevo le idee chiare, ma ero sempre pronto a ribaltarle in funzione del suo stato d’animo, piano piano persi di vista il senso della ricerca estetica ed iniziai a pedalare senza fare più caso alla strada, alle direzioni alla destinazione.
Nella mia selezione di immagini oltre alle fotografie che scelgo perché mi danno una sensazione di completezza formale, ho sempre fatto una selezione parallela, più scarna e paradossalmente più rigida, si tratta di quelle foto che contengono qualcosa che a me arriva ma che nell’immediato non riconosco, immagini per lo più successive o precedenti allo scatto che avrei alla fine selezionato ma in tanti casi anche scatti fuori dalle righe, del tutto privi di una direzione, di una regia consapevole, apparentemente privi di quella che io riconosco come l’intenzione, una seconda scelta non mossa dalla minore qualità ma dal maggiore dubio.
L’anno passato in una fase di fermo biologico decisi di andare alla ricerca nel mio archivio fotografico di qualcosa del quale non mi fossi accorto negli anni passati iniziai a mettere insieme tutte quelle foto fatte ad Alessia, accorgendomi di una serie di ripetizioni che andavano nel tempo modificandosi, dei messaggi corporei apparentemente casuali che pero visti tutti insieme davano l’idea di una serie di sensazioni.
Mi venne l’idea di vedere quelle immagini con Alessia, alla ricerca probabilmente una spiegazione da parte sua, o magari anche solo il conforto che quello che stavo riconoscendo come una anomalia che non avevo mai dato la giusta attenzione, non fosse solo una piccola fissazione un bug della mia mente che mi faceva vedere qualcosa che non esisteva affatto.
Da parte sua ci fu esattamente lo stesso stupore, e dopo qualche tempo mi venne in mente di chiederle di scrivere qualcosa per me, qualcosa di intimo e personale, qualcosa che mi spingesse alla ricerca di segni fotografici del reale, attraverso prima le sue parole e poi le sensazioni che le sue parole evocavano i me, un fotografare in un certo senso libero da me stesso dalle mie costrizioni formali ed in un certo senso dalle mie ragioni, per alcuni mesi ho fotografato mosso da una serie di brevi frasi che quasi giornalmente Alessia mi scriveva e mi inviava, come a liberar se stessa da fardelli pesanti ed ingombranti, non le ho mai chiesto spiegazioni ne chiarimenti, era già tutto li, nero su bianco, chiaro ed al tempo stesso una vita o parte di una vita che non mi apparteneva, che non conoscevo.
Fotografai in pellicola per non poter ri vedere e per poter far si che il flusso di quelle sensazioni scivolasse limpido e libero senza dubbi e senza ripensamenti, nessuna possibilità, e nessun bisogno di rileggere, di rivedere le immagini che facevo, un percorso stimolante faticoso e lungo che mi ha fatto scattare alcune decine di rullini bianconero dai quali avrei fatto una nuova scoperta, ancora una volta da condividere con Alessia.
Molte di quelle immagini che viste da sole erano solo un flusso scombinato di vita fotografata e da fotografare mi apparivano come una sorta di specchio con quelle che avevo già fatto nei passati shooting di posa, una serie di dittici spontanei che rinforzavano una sensazione.
Questa Moltitudine di combinazioni divennero un flusso di emozioni e sensazioni avulso dalle prime intenzioni formali, era appena nata una combinazione di fatti e di eventi non previsti che con la piccola, ma preziosa ricerca fotografica di Alessia avrebbe chiuso un cerchio.
—————
I’m not me
Je ne suis pas moi
Depuis plusieurs années j’avais à l’esprit l’idée de «raconter» quelqu’un ou quelque chose à travers la négation de l’hypocrisie, une histoire courte et franche, sans fioritures, qui pourrait réduire le message à l’os ou même la multitude de sensations qu’un message comporte ; je cherchais, je cherchais sans me rendre compte que ça se passait sous mes yeux, l’histoire, les histoires se racontaient déjà sans que je m’en aperçoive.
Ça fait des années que je photographie Alessia, et séance après séance ma façon de la photographier changeait, j’étais en quête de formes et je trouvais des informations qui modifiaient ma recherche de formes, des milliers d’images nées de nombreuses séances longues et fatigantes qui enrichissaient notre connaissance et conscience. J’avais les idées claires, mais j’étais toujours prêt à les renverser selon l’état d’âme d’Alessia, puis petit à petit j’ai perdu de vue le sens de la recherche esthétique et j’avançais sans plus trop faire attention à la route, aux directions, à la destination.
Dans ma sélection d’images, en plus des photos que je choisis parce qu’elles me donnent un sentiment de complétude formelle, j’ai toujours fait une sélection parallèle, plus exigue et paradoxalement plus rigide, ce sont ces photos qui contiennent quelque chose qui me parle mais que dans l’immédiat je ne reconnais pas, des images pour la plupart successives ou antérieures à celles que j’aurais sélectionné au final. Très souvent, ce sont des clichés hors protocole, complètement dépourvus d’orientation ou d’une direction consciente, de toute évidence dépourvus de ce qu’initialement était mon intention,un second choix de photos, non pas déterminé par la qualité inférieure mais par le plus grand doute.
L’année dernière, lors d’une pause de réflexion, j’ai décidé d’aller chercher dans mes archives de photographies quelque chose que je n’avais pas remarqué ces dernières années. J’ai commencé à rassembler toutes les photos d’Alessia, et j’ai remarqué une série de répétitions qui changeait au fil du temps, des messages corporels au premier abord aléatoires qui, côte à côte pourtant, dessinaient en perspective une série de sensations.
J’ai eu l’idée de regarder ces images avec Alessia, probablement à la recherche d’une explication de sa part, ou peut-être juste pour me rassurer quant à ce que je reconnaissais comme une anomalie à laquelle je n’avais jamais prêté une attention appropriée, n’était pas juste une petite fixation, un bug dans ma tête qui me faisait apercevoir quelque chose qui n’existait pas du tout.
Il y a eu la même stupéfaction de son côté, et peu de temps après il m’est venu à l’esprit de lui demander d’écrire quelque chose pour moi, quelque chose d’intime et personnel, quelque chose qui m’aurait poussé à la recherche de signes photographiques de la réalité, d’abord à travers ses mots et ensuite les sensations que ses mots évoqueraient en moi ; une façon de faire de la photo dans un certain sens libérée de moi-même, de mes contraintes formelles, comme si, libérée aussi de ma raison. Pendant des mois je prenais des photos dictées par une série de phrases courtes qu’Alessia m’écrivait et m’envoyait presque tous les jours, comme pour se libérer de fardeaux accablants, je ne lui ai jamais demandé de m’expliquer ou d’élucider quoique ce soit, tout était déjà là, noir sur blanc, clair et pourtant c’était une vie ou une partie d’une vie que je ne connaissais pas, qui ne m’appartenait pas.
J’ai utilisé des pellicules pour m’empêcher de voir les clichés et pour m’assurer que le flux de ces sensations ruisselle limpide et libre, sans doutes et sans hésitations, aucune possibilité ni besoin de relire, de revoir les images que je faisais, un long voyage stimulant et fatiguant ; j’ai dû utiliser quelques dizaines de pellicules en noir et blanc à partir desquelles j’aurais fait une nouvelle découverte, une fois de plus à partager avec Alessia.
Observées une à une, beaucoup de ces images étaient juste un cours désordonné de vie photographiée et à photographier. Elles me paraissaient le reflet dans le miroir de celles que j’avais déjà faites au cours des séances précédentes, une série de diptyques spontanés qui renforçaient une sensation.
Cette multitude de combinaisons s’est transformée en un flux d’émotions et de sensations, loin des intentions formelles du début. Un mélange de faits et d’événements inattendus venait à peine de naître, et avec la modeste, mais précieuse recherche photographique d’Alessia, aurait fermé un cercle.
Bio
Sono nato a Palermo nel 1970, ho coltivato la passione per la fotografia già in tenera età, a 12 anni ho iniziato ad utilizzare la fotografia come mezzo espressivo personale cercando immediatamente attraverso le prime semplici manipolazioni come i collage fotografici di completare e di arricchire il mio universo fatto ancora di giochi e di scoperte, dopo poco all’età di 14 anni dopo aver sperimentato e demolito tutti i formati amatoriali di pellicola allora esistenti ho scoperto la luce fioca e rossa della mia grande passione La camera oscura.
Ho trascorso gran parte della mia adolescenza in una camera oscura approntata in uno sgabuzzino occupato alla mia famiglia tra scatoloni grigi ed il cambio stagione, sperimentando e manipolando da autodidatta tutto ciò che la fotografia argentica potesse offrire. Cercavo conforto nelle riviste di fotografia e nei pochi manuali tradotti in italiano che in quegli anni pubblicavano un gran numero di sperimentalisti che avevano dedicato la loro vita alla ricerca di un loro segno distintivo. All’età di 17 anni avevo gia migliorato di parecchio la mia abilità e le mie competenze empiriche da stampatore tanto da poter già fare da docente ad un paio di amici fotoamatori che da li a poco sarebbero diventati stimati professionisti ed avrebbero stampato meglio di me.
Gia all’età di 17 anni iniziavo a stampare per qualche professionista, e al contempo iniziavo la mia breve ma intensa carriera di fotogiornalista al Giornale di Sicilia e all’ Ora i due quotidiani di punta della mia città, per i quali in una decina di anni di onorata carriera ho sviluppato, stampato e pubblicato un discreto numero di fotografie spesso corredate da notizie brevi di relativa importanza, durante quell’esperienza professionale intensa e completa ho definitivamente compreso quale fosse per me il valore ed il senso più profondo della fotografia, mi ero gia avvicinato ed appassionato alla fotografia che non strillasse il suo messaggio, ma che lo sussurrasse, avevo fatto molta esperienza sulla strada raccontando la storia di tombini divelti e panchine abbandonate nel nulla di cumuli di spazzatura cosi alti da sembrare montagne, di quartieri scippati dall’esigenza della modernità alla loro precedente identità, mentre altri fotografi si (specializzavano) sui cadaveri della mafia io ricercavo l‘identità smarrita delle periferie attraverso i miei primi paesaggi.
Dal 1988 fino ad oggi ho affinato il mio percorso didattico con l’associazione Acsimare, oggi ACSI Matteotti (Palermofoto) nella qualità di docente e specialista in corsi di linguaggio e tecnica fotografica.
Expo:
1990 “Visione Personale” – Palermo
1991 “BW Portraits” – Roma
1993 “Kermesse la fotografia a Palermo” – Palermo
1994 “WeW” – Palermo
1994 “Collettiva” – Siculiana (AG)
1995 “Collettiva” – Palermo
1995 “Manuela Höfer” Collection – Londra
1996 “PALERMOFOTO96” – Palermo
1999 “TUTTODENTRO 992000” – Palermo
2000 “FOTOFESTIVAL” – Palermo
2001 “La scuola della fotografia di moda” – Palermo
2002 “La fotografia erotica ed il nudo d’arte” – Palermo
2002 “INFCOM Expo in vetrina” – Palermo
2003 “Emulsioni Tattili” – Palermo
2005 “Finestre Chimiche” – Palermo
2005 “Les Doubles” – Palermo
2006 “Les Doubles#2” – Palermo
2008 “Sinenomine#1” – Palermo
2008 “LINOSA” – Palermo
2010 “900B Fautographie” – Palermo
2011 “900C” – Cinisi (Palermo)
2013 “900B 3.0” – Palermo
2013 “Geografie e storie di transizioni” – Palermo
2015 “Inimmaginabile One Year of(f)” – Arles (France)
2015 “Gallerie Vu’ Collection” – Paris (France)
2016 “Sottopelle” – Arles (France)
2016 “Sottopelle#2” – Messina
2017 “Emulsioni Tattili 20 Ans plus tard ” – Arles (France)
2018 “Emulsioni Tattili ” – Palermo (Italy)
info@dodoveneziano.com
Palermofoto® 